l' urlo


28.07.2012

Sento, come tutte le volte, la febbre, nell’anima. Non so che nome abbia. Assomiglia a una dolce tristezza.
Lasciare questa città non è più facile. Non per la città, probabilmente, ma per alcuni suoi luoghi.
Non qualcosa che viene da fuori, ma da dentro.
Il fiume caldo e lento e le luci, e il riflesso di un’umanità che si fa via via più complessa, tortuosa come il suo medievale, in cui anche l’odore di fogna con facilità si “alloca”.

E’ stato un mese giocoso e irriverente. 
Curioso, immaginarsi altro, tutte le volte. Divertente aggiungere luoghi e volti a un posto che si è imparato a considerare, a tratti, proprio. Nei tratti che non solo sono suoi propri,ma che non potrebbero essere altrimenti.

Mi sembra bello, ora, anche dolce, il sesso, come il latte alla mattina, e fuori l’afa.
Il blu del divano e Gilmour che canta.
Nessuna cosa al suo posto. Passeggiare tra le cose fuori posto come una bambina, lasciandole lì e scoprirne, come mine vaganti, un senso differente.
Un senso profumato di vino e zanzare e degli archi di Ponte Vecchio tremolanti nel riflesso sull’Arno.
Io mi trovo lì.
Appoggiata con la schiena sul dondolarsi del pelo dell’acqua sui muri. Lì dove tutto si perde e si frantuma, lì dove comincia il mondo a rovescio, mai a fuoco, mai uguale a sé, mai immobile, in fuga.Il rumore dell’acqua e il verde del prato, umido.
Umano, il desiderio.
Semplice e intimo, caldo, avvolgente.
Diversamente vicino, diversamente silenzioso.

Ne vale la pena se si riesce a fare l’amore in un certo modo.
Se è facile, se è onesto, accarezzarsi l’anima .
Circoscrivo certe notti e mi commuovo. Dentro di me il respiro dell’umanità tutta, corale e crescente. Sull’orlo di Comfortably numb, l’amplesso diventa un’esplosione dei sensi, il cullarsi del termine di ogni cosa, l’affacciarsi sull’acqua tremolante, e l’immergersi della carne tutta.
Bagnato e arcaico, lo sprofondare un abisso urlato e squarciato.

All’improvviso tutto muore, dolcemente.

Tranne l’urlo.





2 commenti:

Unknown ha detto...

Ho letto questo "pezzo" quando ancora questo blog non esisteva...e mi piaceva, lo rileggo e mi piace. A parte l'urlo. Mi da un senso di strazio, di strappo, di lacerazione. Spero solo sia come la mia ghigliottina. Un abbraccio tesoro!

ursula ha detto...

..una dolce e umida ghigliottina..che amo, a tratti persino tanto quanto amo la chitarra di David..l'umanità tutta in qualche minuto, è questo che amo..il potenziale del sentire..un abbraccio a te!

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