i luoghi sono da sempre quelli che più
s’insinuano nel mio cuore, con i colori, con i profumi, con la luce, con i volti che ad essi
sinceramente somigliano; con le visioni che creano l'immaginario che ci portiamo dietro per storia, per tradizione, per scelte fatte nel corso del tempo.
questo post è per la sensazione di quando i luoghi propri, quelli per
cui le nostre parole sono sempre troppe o troppo poche, all’improvviso compaiono
tra le parole di un qualcun altro, uno sconosciuto come altri.
questo post è per quell’istante, pieno di rapimento profondo e di avvenuta coscienza di una comprensione reciproca verso la
vita; verso i modi in cui la vestiamo, la addobbiamo, la sventriamo, la
sbraniamo, nelle notti e nei giorni.
questo
è stato il concerto di Vinicio Capossela a Monte Curcio, il giorno dell’equinozio
d’autunno, nell’ora del demone meridiano che non vede ombre proiettate sulla
terra dai giganti della Sila, che ora son lì a fare da verde cavea al canto, al racconto.
della
vita, della morte
del
mare e dei porti, delle vie che vanno perdendosi e dei sentieri che vanno biforcandosi
del
cammino dei migranti, delle soste degli stanchi
delle
mosche attorno all’afa, del vino nel bicchiere
dell’amore
urlato e del desiderio taciuto
del
corpo che canta, della mano che prega
del
succo della vita profumata di frutta di stagione
dei
luoghi, ognuno diverso
dei volti, ognuno un universo
la vita nelle parole di un uomo quasi ‘circolare’, quasi intrecciato con la linea
che si unisce a se stessa e gira attorno al mondo intero, passando sempre per il ventre
dell’uomo.
(per curiosare e stupirsi_ VinicioCapossela)
Vinicio ‘mistico e sensuale’.
Vinicio, suoni e parole di velluto caldo, come un’accortezza, come un’attenzione.
Vinicio che innamora tutti, per quel sentimento panico, di profonda comunione, di infinita gratitudine verso ogni cosa.
La poesia che segue, del poeta calabrese Franco Costabile, è stata letta durante il concerto.
la rosa nel bicchiere
un pastore
un organetto
il tuo cammino.
Calabria,
polvere e more.
uova
di mattinata
il tuo canestro.
Calabria,
galline
sotto il letto.
scialli neri
il tuo mattino
di emigranti.
Calabria,
pane e cipolla.
lettere
dell’America
il tuo postino.
Calabria,
dollari nel bustino.
luce
d’accetta
l’alba
dei tuoi boschi.
Calabria,
abbazia di abeti.
una rissa
la tua fiera.
Calabria
d’uva rossa
e di coltelli.
vendetta
il tuo onore.
Calabria
in penombra,
canne di fucili.
vino
e quaglie,
la festa
ai tuoi padroni.
Calabria,
allegria di borboni.
carrette
alla marina
la tua estate.
Calabria,
capre sulla spiaggia.
alluvioni
carabinieri,
i tuoi autunni.
Calabria,
bastione di pazienza.
un lamento
di lupi,
i tuoi inverni.
Calabria,
famigliola
al braciere.
Francesco di Paola
il tuo sole.
Calabria,
casa sempre aperta.
un arancio
il tuo cuore,
succo d’aurora.
Calabria,
rosa nel bicchiere.
c’è un luogo al di là di noi stessi, dove vivono solo i desideri che abbiamo avuto,i sogni che abbiamo disegnato, le voci che di notte ci rubano i pensieri e sognano visioni, un luogo dove noi siamo un pò di più; dove ogni singola parte del corpo appartiene non solo a noi stessi; dove noi siamo primordiali, nel senso di un recupero del contatto iniziale e primitivo con le cose, nel senso di un qualche principio, di un qualche occhio nuovo.
c a r f i z z i_via palacco foto_u r s u l a b a s t a |
Vinicio canta, per me, sempre quel luogo e quel luogo sempre assomiglia, in qualche dettaglio, a casa.
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