‘corbezzoolii!!..sarebbe
bello adornarci l’albero di natale’
‘...oooohhhh
ma prima si faceva..eeehhh, prima si facevano cose!!!..daiii, ma non te lo
ricordi??’
no,
accidenti!, non me lo ricordo.
il bosco
è diventato per me, negli ultimi anni, il luogo in cui imparo e appunto le cose
che non conosco, che non ho visto, che non ricordo; per l’età, per gli anni, per
il tempo non vissuto; il tempo delle cose che sono mutate, in cui si sono
intrufolate cose nuove, modi nuovi.
ho
imparato anche che il bosco ha mille nomi, ogni parte del bosco cioè ha un
nome.
e loro
ne parlano come le stanze di una casa antica in cui ci hanno giocato per anni,
così che io mi perdo, tutte le volte.
ma è
bello quel perdersi, assomiglia a un gioco, assomiglia ai bambini.
l’unico
modo, ad oggi, di sentirsi così, nel giusto posto al mondo, alla giusta altezza, è un luogo dove un silenzio più grande s’impone al tuo, dialoga col tuo.
che sia
fatto di sabbia e pietre, basso, a toccare il mare; che sia alto come i monti
che io non conosco o che s’infili nel sottobosco umido pieno di ciclamini, acceso
dal rosso dei corbezzoli, profondo fino a diventare buio intricato, che a fatica
i raggi di sole riescono a infilarcisi.
non
cambierei con niente la sensazione di libertà che mi regalano questi luoghi.
non
cambierei con nient’altro la sensazione di sorpresa del mondo che mi regala la
vista di un ciclamino o la gioia di raccogliere i corbezzoli dal ramo, il
rumore di una ghianda che cade per terra, il verde dei ricci delle castagne, la
sensazione del terreno bagnato che diventa soffice al passaggio, l’attimo in
cui intravedo un fungo sotto le foglie: il premio più prezioso.
avete
mai disegnato una castagna? vi stupireste di quanti marroni contenga una
castagna..forse è per questo che le chiamano anche così.
quanto
pesa lasciare questi luoghi.
quanto
è grande, in certi istanti, il sacrificio di dover partire e desiderare queste
passeggiate mentre sono da un’altra parte.
non è
male da un’altra parte, no, ma non è qui.
ci sono
altri boschi da vedere e altre foglie da osservare, ci sono altri colori da
imparare, ma non sono questi.
e questo
mi basta certi giorni, certe sere folli, in cui la ragione si perde per le
strade tortuose e intricate dell’appartenenza.
ma certe sere sono strane ed egoiste, potenti ed arroganti, graffiano come questi rovi, come un inganno, come un ricatto, come un malessere.
certe sere come questa di luna piena, luna delle foglie cadenti, luna rossa, come i corbezzoli, luna della stagione che cambia, luna dell’anima.
corbezzoli_località asturo_carfizzi |
corbezzoli_località asturo_carfizzi |
luna piena_9 ottobre 2014 foto_u r s u l a b a s t a |
la sensazione che più amo e che mi resta poi impigliata nei pensieri, nei disegni della sera, è l’abbandono di un qualche perseguire qualcosa, le parole, le controversie, una qualche definizione delle cose, una qualche perfezione.
pensare 'al diavolo, lasciatemi qui, dove posso essere poca cosa, ma ricca, piena, lasciate che anch’io mi prepari a un letargo'.
Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata
Ungaretti parlava del focolare, e questo non lo è forse?
se non fosse per l’animo raccolto che mira una natura viva, fertile, che ha occhi, che ha orecchi.
ogni tanto un riccio di castagno si tuffa su un mantello di foglie, umide come i miei occhi.
2 commenti:
Strano! Non trovo alcun accenno patriottico nel Post. Forse disconosci che la pianta del
corbezzolo si accomuna ai colori della nostra diletta bandiera?
Foglie Verdi , Fiori Bianchi , Frutto Rosso ! Memento .
Questo non lo sapevo!..il nostro Asturo allora è un inno naturale alla nostra bandiera!
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