pomeriggio di mare, pomeriggio di sale sul tempo che più non esiste.
pomeriggio fluido e leggero
come onda gentile che spumeggia sulla sabbia asciutta, che s’alza, si frantuma e si ritira, che avanza senza misura se non quella del caso
come vento caldo sulla pelle, sposta di lato i capelli, per poter sentire le voci da lontano
le voci che raccontano e quelle che neanche parlano, quelle che canticchiano qualcosa che non si sa cos’è.
tutto in un’unica carezza in verticale.
tutto in un’unica sensazione che muta e passa sull'umanità come un cashmere gentile e profumato passa sulla pelle, un profumo familiare che scivola dentro insieme a tutte le altre cose, dondolo su fiume caldo a occhi chiusi.
domenica di latte e fumo, confusione di sensi in evaporazione.
trasudano come resina dalla scorza, che scende, non per gravità, ma solo per capriccio
che resta attaccata alla superficie non per stato, ma per percepire la brezza e scuotere l’anima con il brivido dell’ aria che la contiene.
le immagini cristallizzate in qualche istante che riesplode e che si insinua sottile nelle pause del pensiero, di un’idea.
che viene da dentro, lì dove muore il giorno e si schiaccia il suono, lì dove va moltiplicandosi un senso del tutto che si annacqua, che galleggia, che naufraga verso la morte del senso universale, senza un volto e senza dire una parola, ma con una grazia lattea e tiepida.
Nel cielo di cenere affonda
il giorno dentro l'onda
sull'orlo della sera
temo sparirmi anch'io nell'ombra
la notte che viene è un'orchestra
di lucciole e ginestra
tra echi di brindisi e fuochi
vedovo di te
sempre solo sempre a parte abbandonato
quanto più mi allontano lei ritorna
nella pena di una morna
e sull'amore che sento soffia caldo un lamento
e viene dal buio e dal mar
e quant'è grande la notte e il pensiero tuo dentro
nascosto nel buio e nel mar
grido non più
immaginare ancor
tanto qui c'è soltanto vento
e parole di allora
il vento della sera sarà
che bagna e poi s'asciuga
e labbra che ricordano e voce
e carne che si scuote sarà
sarà l'assenza che m'innamora
come m'innamorò
tristezza che non viene da sola
e non viene da ora
ma si nutre e si copre dei giorni
passati in malaora
quando è sprecata la vita
una volta
è sprecata in ogni dove
e sull'amore che sento soffia caldo un lamento
e viene dal buio e dal mar
e quant'è grande la notte e il pensiero tuo dentro
nascosto nel buio e nel mar
grido non più
immaginare ancor
quel che tanto è soltanto
vento e rimpianto di allora
il vento della sera sarà
che bagna e poi s'asciuga
e ancora musica e sorriso sarà
e cuore che non tace
la schiuma dei miei giorni sarà
che si gonfia e poi si spuma
sarà l'anima che torna
nella festa di una morna
2 commenti:
Che emozioni.. cara amica.. proprio quelle sensazioni piene, travolgenti, contrastanti, che torturano e appagano.. e fanno domandare e sognare.. e impazzire, e folleggiare. Una suggestione dietro l'altra, un mare in tempesta che si infrange e ritorna negli abissi... Un abbraccio stretto.
Difficile commentarti, come sempre. Le tue parole sono come la schiuma bianca delle onde, che rimane come una traccia sulla sabbia. Brava.
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