sono sopita dentro un corpo che si muove
tra la pioggia.
e non so se è la pioggia a far nascere
questi stagni, questo verde di zampilli e di risucchi.
sembrano zompettare dall’interno delle
mie narici, annaspando in un’umidità universale.
tutte le negazioni sono dentro di me e
la sofferenza è sentire il tempo che fuori scorre, sulla superficie di un
sentire annoiato.
dentro di me un nulla sconfinato.
mi muovo per l’inerzia che vive del
dover fare, del dover finire.
ma si può mai finire?
mi sembra di indugiare di gran lunga sul
procinto del termine delle cose, perché si allunghino oltre il limite che
permette di percepirle nella loro essenza.
io vorrei solo non dormire, fermarmi nel
momento in cui sopravviene l’incoscienza.
l’incoscienza di tutto e di tutti, la
soglia del sogno eterno,in cui tutto si frantuma in brodo primordiale.
le giornate che si allungano mi riempiono di speranze nuove, in fibrillazione. in realtà è la solitudine del mio tempo distratto che batte con vigore contro la porta del mio destino serale, la contemplazione delle cose che mi circondano senza che mi tocchino.
tutto mi è estraneo, anche il desiderio, che ora vedo solo come un capriccio della mia superiore umanità, una pausa del mio pensiero intellettivo, il sonno della programmazione dell’esistere, il cuscino della mia noia infinita.
la noia per tutto ciò che strabocca dalle increspature del mio disegno quotidiano.
mi fermo ai preludi,agli inizi di una qualche cosa, ai primi segni di un prossimo evento
2 commenti:
si può mai finire? me lo chiedevo giusto oggi, infranta di fronte alle mie ennesime solitudini scelte.
cara..le solitudini scelte hanno una bellezza superiore..infranta dalle possibilità?
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